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dazzo de’ loro famigliari ed amici erano tanti che predicavano la croce addosso ai capi dell’amministrazione: e il malcontento è contagioso.

Si ricorse a tutti i modi possibili per indurre i Comuni a decretare i sussidi che da tempo si eran richiesti: fu inutile; all’insistenza della domanda rispondeano coll’ostinazione dell’ambiguità e del prorogamento; nè intanto potea durar lunga pezza la mancanza di mezzi pecuniari.

Il principe di Castelnuovo, ministro delle finanze, era più de’ suoi colleghi bersaglio agli attacchi dell’opposizione; vedendo mancarsi i piè nel cammino col rifiuto dei sussidi, sentendosi infine impossibilitalo a proseguire più innanzi, decise dimettersi, ma pregò gli altri ministri di rimanere. Non consentirono eglino, dicendo, tutti o niuno dover ritirarsi; quindi, nonostante il dispiacere di lord Mongonmery, cessero tosto il luogo ad un nuovo ministero da essi medesimi progettato a S. A. Reale e nella cui scelta Belmonte opinava di chiamar uomini della contraria fazione affine di logorarli nella stima pubblica; ma Ruggero Settimo particolarmente, con l’accordo di Castelnuovo, fe’ prevalere il partito di nominare persone conciliative e inoltre non isgradite alla legazione inglese.

Così cadde nel 1813 il ministero liberale, che un anno prima era stato tanto anelato ed in cui si erano allora riposte speranze e fiducia immense.

Pertanto è da ricordarsi ad onore del vicario del Regno e degli amici di Ruggero Settimo, che a questi, in mezzo alle controversie di una caduta ed alla confusione di affari ed interessi, venne conferito da S. A. Reale il grado di brigadiere a segno di stima e di ringraziamento.

Con la caduta non finirono le ire. In Parlamento si arrivò a intavolare vivissime questioni intorno un dispaccio del Settimo, col quale costui, mentre era segretario di Stato per la guerra, aveva ingiunto al tribunale del R. Patrimonio di non curarsi dell’eredità del duca di Caccamo, morto nel 1813, dopo lo stabilimento della Costituzione, e quindi dopo l’annullamento dei feudi e della loro riversione in favore del fisco e dell’erario.