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non rassegnarsi alla straordinaria imposta, ma il ministero tenne duro e bisognò per allora piegare il capo, nella speranza d’un vicino intervento dell’Inghilterra, come si era parecchie volte ed in diverse occasioni richiesto.

Venuto al punto che tra popolo e re doveva ricorrersi all’armi straniere per mantenere le promesse ed impedire le infrazioni illegali, ogni possibilità di definitivo buon accordo era sparito, e oramai poteva solo sperarsi un minore o maggiore prolungamento di quello stato di convulsione per arrivare più presto o più tardi all’ultimo scioglimento della questione.

Il governo dalle violenze passò alle violenze, e volendo vendicarsi de’ cinque baroni che più si erano mostrati tenaci nel combatterlo, ed in uno divisando di spargere la paura nelle masse, ordinò si arrestassero nottetempo i principi di Belmonte, di Castelnuovo, d’Aci, di Villafranca ed il duca d’Angiò e venissero tradotti e relegati nelle varie prigioni delle piccole isole che si trovano all’intorno della Sicilia.

Due giorni dopo arrivava a Palermo lord Guglielmo Bentinck, ministro brittanico incaricato dal gabinetto di Londra di esaminare la posizione degli affari di Sicilia; trovò la verità maggiore della fama che n’era corsa, e si provò a intavolar trattative col governo locale affine di rimediarvi; ma accorgendosi dell’inutilità di qualunque negoziato, partì tacitamente e quasi all’improvviso alla volta della Gran Brettagna. Maria Carolina ed il suo ministero ne furono inquieti, non sapendo a qual cosa attribuire quella repentina partenza, e il loro timore dovette essere tanto più grande in quanto che appunto non conoscevano di che avevano a temere.

Durante l’assenza del Bentinck fu dagl’inglesi ventilata a Messina una cospirazione, di cui si vuol complice l’istessa regina, per favorire lo scoppio di un movimento a pro de’ Francesi e permettere loro il passaggio dalla Calabria nell’Isola. Ritornò allora il ministro della Gran Brettagna, parlò con la regina a carte scoperte, e dopo diverse trattative nelle quali da principio il governo borbonico si mostrò pervicace ed osti-