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sottile nell’argomentare, incalzante nel conchiudere, destro nel cogliere l’avversario dal lato più debole, dotato di quella facondia positiva e sostanziosa che si dirige più alla mente che al cuore, più a persuadere che ad appassionare e a commuovere, non v’ebbe mai un suo discorso che non fosse accollo con quella viva attenzione che solo una singolare abilità accompagnala da grande autorità morale sa comandare.

E le qualità del suo ingegno, calmo e profondo, che lo fanno così sottile oratore, sono pur quelle che gli conferiscono tale altitudine alle cose amministrative, da levarlo anche in questa parte al dissopra di molti altri. Ond’è che sempre, quando trattossi di chiamarlo nei consigli della Corona, il posto a lui designato dalla pubblica opinione fu sempre quello del ministero dell’interno, che per l’indole sua richiede più prontezza di spedienti, maggior pratica degli uomini e degli affari, risolutezza di carattere ed applicazione più costante.

Urbano Rattazzi nasceva nel 1810 da una delle famiglie borghesi più onorate dell’Alessandrino. Nella famiglia ebbe esempio di patriotismo e di specchiate virtù. Compieva i suoi studi universitari nel collegio delle Provincie, e pochi anni dopo, assunta la laurea in ambe le leggi, veniva aggregalo, dietro concorso, alla facoltà di giurisprudenza di Torino, quale dottor collegiato.

Nell’aringo forense ebbe a maestri ed esemplari que’ due giureconsulti che furono l’onore della curia torinese e dell’astigiana. Giovanni Battista Carnero e Vittorio Fraschini.

Esile ed aggraziato della persona, ei ti parrebbe a vederlo, un giovinotto, se la tinta grigiastra dei capelli non t’avvertisse che ha passato la cinquantina.