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uno sforzo a trovare una distinzione di ceto e di classe di cittadinanza; che anche sotto questo riguardo il retto uso della libertà fece camminare alacremente il Piemonte. Ma tuttavia chi si riporta indietro di alcuni anni non può dimenticare che l’aristocrazia era ira noi separata quasi da barriera dal celo medio, a cui concedeva l’esercizio di tutte le professioni liberali, ma cui era sempre disposta a negare ogni superiorità sociale. Ond’è che chi, come Rattazzi, uscito da famiglia borghese, figlio delle proprie opere, voleva aprirsi una via alle più alte posizioni, doveva necessariamente affrontare una serie lunga e continuata di lotte e di resistenze, il vincer le quali solo poteva esser dato a chi avesse vigore di polsi e potenza non comune di mente.

Del resto si asserì pure che la scelta di Rattazzi a presidente della Camera, fosse un atto di conciliazione diretto a cancellare la memoria di alcuni dolorosi incidenti avvenuti allorquando nel 18G0 egli da un lato deponeva e Cavour dall’altro ripigliava il potere — diretto ancora a ravvicinare la falange ministeriale al terzo partito, ricostituitosi sotto la scorta del deputato d’Alessandria, e così a render più compatta la maggioranza nelle questioni nazionali.

E se veramente così fu, come crediamo sia stato, non si può abbastanza lodare l’onesto pensiero, il quale deve avere contribuito non poco a rendere meno difficili i principii di una legislatura che, composta di elementi così vari, in mezzo a tanta gravità di casi, poteva presentare troppo spesso pericolo di lotte infeconde, di sterili discussioni.

Mi avvenne di toccare del terzo partito; e lorchè taluni per intolleranza o per ristrettezza di vedute lo presero a combattere aspramente, perfino negandogli ferme convinzioni ed un programma netto e preciso, non può essere inopportuno dirne qui alcuna cosa, parlando del capo di esso.

La camera uscita dalle elezioni generali del gennaio 1861, all’infuori di alcune individualità che stanno da sè, appena fu costituita, presentò da un lato una piccola minoranza di spiriti insofferenti d’ogni indu-