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Mentre poi l’attenzione del gabinetto Rattazzi era volta da un lato ad osservare con destrezza tutte le convenienze diplomatiche che le necessità comandavano, e dall’altro a indirizzare con fermi e prudenti propositi le popolazioni, si da non lasciar mai cadere 0 pericolare il concetto dch’unificazione italiana, la sua operosità volgevasi con istraordinaria sollecitudine a rivedere e ritoccare la nostra legislazione, sì che le antiche provincie sentissero il beneficio d’una libertà allargala e le nuove avessero minore rincrescimento a lasciare le proprie leggi, per abbracciarne altre che non erano più il patrimonio speciale del vecchio Piemonte, ma costituivano il diritto pubblico di tutto il regno italiano. Esempio forse unico nella storia, com’ebbe a dire con verità una relazione al Re, questo d’una dittatura che dotasse il paese d’una legislazione più larga di quella che fino allora era uscita dai dibattimenti parlamentari. Amministrazione generale dello Stato, e amministrazione comunale e provinciale, consiglio di Stato, e corte dei conti, ordinamento giudiziario e codice penale, istruzione pubblica e pubblica sicurezza, opere pie e lavori pubblici; tutte le materie più rilevanti, attinenti al governo del paese ebbero un nuovo ordinamento, che dovè essere tanto più affrettato, dacchè al conchiudersi della pace per mezzo del trattato di Zurigo scadevano col 20 novembre 1859 i pieni poteri che consentivano di compierlo senza la cooperazione del Parlamento.

In questo lavoro colossale ebbero parte molte delle più elevate intelligenze del paese, alle quali il governo, senza distinzione d’opinioni, fece ricorso; ma la mente coordinatrice, a cui esso doveva costantemente far capo, e da cui prendeva ispirazione, era pur sempre quella di Rattazzi, il quale, oltre alle cure più gravi della politica, da qualche tempo avea dovuto congiungere al portafoglio dell’interno anche l’altro di grazia e giustizia e degli affari ecclesiastici, che l’onorevole Miglietti aveva deposto, non volendo, come deputato di Torino, dare il suo assenso al trasferimento della suprema corte di cassazione nella capitale Lombarda.