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mente all’unione con gli Stati già riconoscenti a loro a sovrano Vittorio Emanuele il re galantuomo.

Nell’agosto di quello stesso anno il Compagna si recò a Cosenza onde formarvi un comitato dal quale il prode generale Garibaldi fu invitato a scendere dalla Sicilia sul continente napoletano, trasmettendo nel medesimo tempo al vincitore di Milazzo informazioni esatte ed utilissime sullo stato in cui si trovavano le Calabrie, e sulle eccellenti disposizioni che mostravano per la causa dell’unificazione italiana.

Quello stesso comitato, in seguito, indotte a capitolare le truppe borboniche, si costituiva in governo pro-dittatoriale, proclamando l’insurrezione dell’intera provincia, la quale fu poscia dichiarata benemerita dal dittatore per gli sforzi fatti e sacrifizi sostenuti.

Una volta che il redentore delle Due-Sicilie ebbe tolte in mano le redini del governo, quel comitato fu disciolto ed il nostro protagonista si ritrasse nelle sue terre colla coscienza d’aver adempiuto il proprio dovere verso la patria.

Il di lui animo scevro d’ogni ambizione il fece rinunziare al grado di maggiore che gli venne conferito nella guardia nazionale di Napoli, e a quello ben più importante di governatore della Calabria Citra offertogli dalla fiducia del prodittatore Pallavicino Trivulzio. Non credette tuttavia dover rinunciare al mandato di rappresentante del popolo nel Parlamento nazionale commessogli dal collegio di Rossano.





È nato in Milano nel gennajo del 1822. Il di lui padre Francesco esercitava l’avvocatura in quella importante città con chiarissima fama d’onestà e di dottrina.

Giuseppe, compiti gli studi primordiali in patria, quindi imparato leggi e laureatosi all’università di Pavia nel 1844, abbracciò la carriera paterna e si mise a far pratiche di avvocato.