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Paolo Franzoni pittore, era un giovinotto smilzo e magro sui ventisei anni. L’elogio che di lui aveva fatto Ermanno, non era punto esagerato, e giovine ancora egli godeva di bella fama — Per vaghezza dell’arte aveva abbandonato Brescia, e recatosi a Milano ove aveva fatti i suoi studii, impiantò sulle prime un piccolo studio che andò a poco a poco ingrandendosi grazie alle frequenti commissioni, talchè Paolo dopo un anno fu costretto di lasciare la sua dimora al fondo di Porta Romana, per portarsi in luogo più centrale.

All’epoca in cui Ermanno gli scrisse la lettera che abbiamo vista, il nostro pittore occupava un modesto alloggio in via di Brera — In quanto a carattere egli era giovialissimo; la mestizia anche passeggiera non era per lui. Aveva dello spirito, e ne faceva buon uso nella società che ei frequentava.

Riesciva mirabilmente nei ritratti che sapeva condurre con rara maestria; guadagnava molto, ma spendeva tutto, e bene spesso ricorreva alle sovvenzioni di suo padre, agiato negoziante Bresciano.

Paolo aveva un cuore eccellente ed amava molto Ermanno a cui era legato in amicizia fin dall’infanzia, nè passava mese senza che essi si scambiassero almeno un paio di lettere — Il racconto degli amori dell’amico aveva alquanto eccitata la sua curiosità,