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lei; ma finora ella non glie lo aveva detto; ed è tanto dolce il sentirsi dire che si è amato. D’altronde come trovare il tempo per strappare a Laura quella dolce confessione? I cugini le erano sempre dietro — Due giorni ancora, e poi ella partirebbe senza poter pronunziare la parola che doveva essere il sostegno del povero Ermanno nei giorni di amarezza.

Andò alla sera da Ramati, ma senza frutto, vale a dire senza poterle parlare da sola; non vi rimaneva che un giorno, l’ultimo. Alla vigilia della partenza il povero giovane pensò con tutte le forze del suo ingegno onde trovare un mezzo per parlarle; ma tutto fu vano, ed al mattino di quel giorno disgraziato, egli aveva ancor nulla risolto. Verso mezzogiorno gli nacque un’idea che gli parve buona; prese il cappello ed uscì frettoloso — Pochi minuti dopo egli entrava nel portone di casa Ramati.

Salì le scale coll’animo agitato dal timore e dalla speranza, e fu introdotto da un servo che lo lasciò in anticamera dicendogli: Le damigelle sono nel gabinetto da lavoro, il signor Alfredo è uscito col padrone.

— Bene, rispose Ermanno, annunziami alle signorine.

Il servo eseguì, e poco dopo ritornò per dirgli che poteva passare.

Il salotto da lavoro era assai ben riparato dalla luce giacchè entrandovi stentavasi a discernere gli oggetti; tanto è vero, che Ermanno si arrestò sulla soglia mormorando confuso:

— Mille perdoni madamigella Letizia se....

Per tutta risposta sentì una mano che aveva stretta convulsivamente la sua, ed una voce delicata e commossa che gli disse:

— Venga avanti signor Ermanno, la cugina Letizia è in giardino con mia madre, non tarderà molto a venire. In così dire Laura, giacchè era ben dessa, la-