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Ultima lettera di Ermanno a Laura.



«Permettimi o Laura che colla stessa famigliarità di altra volta, colla stessa confidenza rivolga a te le mie parole; saranno le ultime, e per dirti tutto quello che mi viene dal cuore, ho bisogno di richiamarmi alla mente i giorni più felici del mio passato; per dirti l’animo mio ho duopo di credere che tu sii sempre qual prima l’angelo delle mie speranze.

«Non aspettarti amare rampogne. — In questi momenti supremi, sento che io non appartengo più alla terra; sono tranquillo, calmo e sorridente come nei primi anni di giovinezza, allorchè il mondo mi appariva come un giardino di fiori.

«Fra pochi giorni, io non sarò più! Sento che la mia vita volge al suo termine, e quando tu leggerai queste pagine, il mio corpo poserà sotterra. — Ascolta adunque o Laura le ultime parole, l’ultima preghiera di un moribondo che negli ultimi istanti di sua esistenza ti manda un tenero saluto.

«Al punto di separarmi da questo mondo, e dare l’addio estremo alle cose sue, mi sento in obbligo di sciogliere la tua coscienza da qualsiasi rimorso, e far sì, che tu possa liberamente rivolgere a me i tuoi pensieri, senza che nessun ostacolo mi contenda quelle poche reminiscenze che tu serberai del tuo Ermanno.