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Giunto a Brescia, trovò facilmente un compagno in Alfredo. Laura in quei giorni era appunto in casa dello zio, e parte per desiderio di rivedere colui che aveva amato..... e che forse amava ancora; parte per tentare una riconciliazione che la coscienza le imponeva, decise di unirsi essa pure con Letizia alla gita di Paolo.
Partirono dunque in carrozza, il pittore faceva da auriga, ed in brev’ora giunsero ai piedi del colle per cui si sale alla villa del conte. — Discesero e presero la salita. Nessuno si trovava alla villa, ed un ragazzino richiesto da Paolo, disse che madama Alvise era andata alla chiesa.
Paolo persuaso che Ermanno fosse colla madre non chiese altro, e si fece guidare sul luogo.
— Faremo una bella sorpresa ad Ermanno, sclamò egli entrando per il primo nella chiesuola. Ma subito dopo ne uscì dicendo: non c’è anima viva..... Eppure quel ragazzo assicurò d’averla vista.
— Sarà nel giardino, osservò Alfredo.
— Dov’è questo giardino?
— Eccolo qui.
— È un cimitero, non ne vedi la croce.
— Allora sarà un cimitero..... entriamo.
— No, no signor Paolo, sclamò Laura, io non vado volontieri in questi luoghi, mi attristano troppo..... piuttosto ripassiamo alla villa del conte.
— C’è un cancello, disse Alfredo, si può vedere senza entrarvi; in così dire si liberò dal braccio delle due donne appressandosi all’entrata del recinto. —
In quel mentre una donna vestita a bruno, comparve fra le sbarre del cancello, l’aperse, e senza nemmeno alzare lo sguardo sugli astanti, s’incamminò via.
Un senso di terrore gelò le fibre d’ognuno; Paolo, Alfredo e Letizia, riconobbero in quell’infelice la ma-