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non dispero affatto d’incontrarla un qualche giorno. — Dal canto suo faccia come meglio le detta il cuore; se crederà la memoria di me degna di qualche ricordo, sarà per me gran ventura. — Egli è certo però o Laura che l’ultimo saluto che sta per cadermi dalla penna, parte dal più profondo dell’anima, e che non scrivo senza trepidazione e dolore la parola..... addio! —

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Pochi giorni dopo, Ermanno ricevette da Milano un piego nel quale erano accluse due lettere, una di Laura a Paolo, e l’altra di quest’ultimo ad Ermanno. — Lesse la prima avidamente; e ad ogni parola dava segno di agitazione; giunto al termine gettò via il foglio con disdegno, senza nemmeno curarsi della madre che assisteva alla scena. —

Stette alquanto pensoso, indi con atto di rassegnazione prese la lettera di Paolo e si pose a leggerla. — Quando l’ebbe finita ripiegò il foglio, raccolse quella che aveva gettato via, sclamando con freddezza straziante:

— Va bene!.... e poi più nulla.

Studiò al piano fino a tarda notte, come se non un pensiero lo turbasse. —


Ecco le lettere.


Laura a Paolo. —

Preg. Sig. Paolo.

«Ricevo in questo punto dal suo amico signor Ermanno, una lettera tale che mi desta più sorpresa che risentimento; glie la trasmetto, perchè ella stessa, caro amico, possa convincersene.