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Lung’Arno delizioso, per giustificarsi di non avermi scritto prima? Non sono tale io d’appagarmi di sì poco, e mal sopporto che dopo due mesi di crudele dimenticanza, mi si venga a dire: Oh! signor Ermanno, ora che sono a casa, ora che mi annojo e non so più come passare il tempo, mi ricordo di lei. — Durante il viaggio non potei scriverle perchè aveva troppo da fare, ma adesso che sono annojata, la prego di una sua lettera lunga, che leggerò fra gli sbadigli della solitudine per iscacciare il sonno. —

«Mia cara, il signor Ermanno che ha la disgrazia di prender tutto sul serio, non può reggere a tanta derisione; egli ha forse il difetto di pretendere troppo, ma in confidenza un’amicizia che si dissolve per un chiaro di luna, non è tale da lusingarlo gran fatto; e piuttosto che aver sì poco, egli rinunzia a tutto.

«Nella descrizione del suo viaggio, non trovo un cenno che mi riguardi; ciò mi lusinga assai..... ella si è divertita, e mi basta; valeva forse la pena di ricordarsi di me? No davvero, si viaggia per divagarsi!

«Ciò che più di tutto mi consola, si è la sua fermezza di proposito, giacchè, se non erro, in una lettera dalla Brianza, ella mi diceva che avrebbe rifiutato di fare il viaggio preferendo assai più di ricevere mie lettere. — Posso rallegrarmi che ella abbia cambiato d’avviso, così non mi graverà il rimorso di averle fatto perdere una buona occasione per..... divertirsi.

«Confessiamo però che l’aver io creduto alle sue promesse fu conseguenza d’un deplorabile eccesso di buona fede.....

«Più ci penso, e più mi avveggo che commisi una sciocchezza pretendendo che ella mi scrivesse qualche volta; figuriamoci dove trovare il tempo? Bisognava andare sull’Arno a goder la frescura in barca di notte per contemplar la Luna e numerare le stelle del cielo,