Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 167 — |
e di non esserlo, nè so spiegare come ciò avvenga; ma già la colpa è tutta tua se questo cervello si esalta.
«Le ombre della sera che si avanzano, m’impediscono di più oltre estendermi; ho promesso meco stesso di dirti tuttociò che mi passerebbe per la mente prima che sopraggiungesse la notte, ed ecco adempita la mia promessa; ci vedo appena, e non mi rimane che il tempo di farti un saluto.
«Addio, mia Laura, scrivimi presto, dimmi tante cose, ma sopratutto ripetimi che mi ami. Il pianoforte è a pochi passi da me.... vado a mandarti un saluto melodico suonando quel Notturno che ti piace tanto «Al chiaro di luna».
«Addio, adorata
Ermanno».
Laura ad Ermanno.
29 Agosto.
«Mancando da alcuni giorni di tue novelle, io era assai inquieta, tanto più che non ebbi ancora risposta all’ultima lettera che ti scrissi. Questo ritardo straordinario mi sorprese non poco, giacchè se è vero che tu ricevi con gioia le mie lettere, le tue io le attendo ansiosamente, e non so darmi pace allorchè vengono deluse le mie aspettazioni.
«Jeri il signor Paolo mi scrisse da Milano, dicendomi che tu sei ammalato. Ed è vero mio Ermanno? Pur troppo così dev’essere, perchè diversamente come potresti lasciar correre tanto tempo senza mandare una lettera alla tua Laura che aspetta sempre. — Povero amico, povero Ermanno!.... e dire che io fui tanto ingiusta da dubitare un’istante che tu mi avessi