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lettera in mano; dall’ultima visita di Alfredo che si era tradito con quelle parole, aveva studiato attentamente tutti gli atti di Ermanno; rimarcò la sua agitazione prima di ricevere la lettera, poi quel mutamento improvviso; e mille altre inezie che non sfuggono all’occhio di una madre.

Stanca infine di vederlo sempre di malumore, e colla speranza di usare un buon consiglio, ella gli disse un giorno:

— Figlio mio, tu lavori troppo, ed il caldo della stagione non è propizio alle lunghe occupazioni. — Dovresti divagarti alquanto, fare un viaggio. — Giacchè lavori tutto l’anno, è pur giusto che ti prenda qualche passatempo.

Ermanno per quel giorno nulla decise, ma all’indomani, quando la madre gli rifece la stessa proposta, le rispose che aveva stabilito di recarsi per qualche giorno a Milano.

— E quando partirai? chiese ella sorridendo.

— Oggi è martedì..... partirò sabato.

Subito dopo scrisse a Paolo avvisandolo della sua decisione e del giorno della partenza. — Nei pochi dì che gli rimanevano, Ermanno si mostrò tutt’altro che tranquillo; l’impazienza lo dominava, e parevagli che il tempo scorresse più lento del solito. Al venerdì divenne alquanto più calmo, ed egli ne trasse profitto accingendosi subito a comporre la Romanza promessa a Laura.

La notte tra il venerdì ed il sabato gli parve eterna, ed è proprio vero che il desiderio è sempre osteggiato dal tempo. — Sarebbe assai arduo il descrivere lo stato d’animo di Ermanno in quella notte così lunga passata quasi intieramente in una veglia agitata. Egli stesso era incapace di farsi un pensiero ordinato e chiaro nella mente; tutto gli appariva confuso e pa-