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Il signor Noretti terminò di vestirsi in mezzo ad un crocchio di belle signorine foggiate da alpiniste, con sottane corte, calzari di pelle, e alpenstock elegantemente tornito.

I Gibella non erano tranquilli, e manovravano in modo da non essere veduti da quello svescione che li aveva abbastanza seccati; ma per quanto si rannicchiassero dietro le spalle della gente, non riuscirono a cavarsela.

Il signor Noretti, dopo che si ebbe rimesso il solino e annodata la cravatta, incominciò a guardarsi intorno fissando ognuno in faccia con quella disinvoltura che qualche volta è una prerogativa anche degli imbecilli.

Ad un tratto la sua faccia magra si raggrinzò in un sorriso; aveva veduto i coniugi, e subito precipitò verso di loro, facendo una chiassata di saluti e di domande.

— Oh cari! come va?... dove sono andati jeri?... — e gridava così forte da richiamare su di lui gli sguardi di tutti.

Sor Gaudenzio l’avrebbe mandato all’inferno tanto volontieri, ma si limitò a ringhiargli sottovoce:

     Cagna. La scampagnata.