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impazientito e con la bocca barbigiata di unto — chi può masticare sta roba?

— È un po’ al dente... comanda altro?

— La minestra.

— Serviti — rispose il cameriere, e diede in tavola la minestra.

— Meno male, — disse Gaudenzio, — un po’ di roba calda! — E ne scodellò due mestolate alla moglie.

Intanto lo sciame delle zanzare bianche danzava intorno alla lucerna come nuvolaglia, e cadevano a centinaja con le ali abbiosciate nei piatti e nei bicchieri.

Sor Gaudenzio sventagliò il tovagliolo per cacciarle, ma era come rimandare l’acqua alla sorgente; cadevano giù fitte come nevicata annegandosi nel vino e nel brodo.

Martina protestò che non metterebbe più bocca su quella porcheria.

Il signor Gibella ordinò due costolette ai ferri, e la moglie intanto si levò lo stivaletto dando un sospirone di soddisfazione.

Dopo un quarto d’ora di aspettativa, portarono le bistecche.

Santi del paradiso! due suole di scarpa fritte, raggrinzite ed un po’ fetenti.