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Ah mondo cane! ce ne volevano delle rendite per pagare quelle notti travagliose, scongiurate il più delle volte con coraggiose, eroiche dedizioni, a prezzo delle quali il povero signor Strepponi si assicurava un po’ di quiete per il resto della nottata.
Dio dei Santi, a questa si viene facendo le cose con giudizio? Che glie ne importava a lui, povero signor Strepponi! di quei cuponi che staccava ogni semestre dalle cartelle? A che valevano i suoi comodi, la casa in città, i sollazzi della campagna, la bellezza dei monti, il sorriso del cielo e del lago azzurro, se dovunque egli si trascinava dietro quel pezzo archeologico e patologico che lo martoriava?
Il capitano Errero, un Catalano alloggiato fin dal principio dell’estate nella stessa locanda, udendo il miserevole racconto di tanti guai dallo stesso signor Strepponi, era venuto a questa marinaresca conclusione:
— Che l’homo despierto non si lascia encantar, che l’argento della mujer conta tanto come una fumarada nella vivienda, e che piuttosto di convivere con una moglie vecchia, una pamposada, una pijota dura da mascar, lui capitano Errero, preferiva andare all’infierno, o farsi fusilar!