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quali essi lottarono, ci arrestino, ci processino, e io se la monarchia italiana lo esigesse, sarei espulso dalla Francia (ciò che mi lascia completamente indifferente) per aver detto alto ciò che molti pensano in sè, e scritto su di un soggetto di cui la storia fa l’apologia da più di duemila anni.

Non potrei meglio riassumere questo opuscolo, scritto affrettatamente, che con belle e coraggiose parole del collega Jean Memor, pubblicate nella valorosa e coraggiosa Aurore.

Bresci è condannato. È stato condannato senza essere ascoltato, senza essere giudicato. La commedia giudiziaria, che serve di epilogo al dramma di Monza, non é che un argomento di più in favore delle teorie rivoluzionarie, una nuova e terribile arma contro le istituzioni ipocrite e barbare.

Bresci è condannato. Domani sarà in una segreta della lunghezza di due metri su un metro di larghezza con una catena al piedi; di qui ad un anno sarà pazzo e si può sperare che avanti dieci anni sarà morto. Ma per ora la monarchia italiana sembra salvata e si respira al Quirinale.

Un mese fa la famiglia reale d’Italia seguiva il feretro di re Umberto. Con ansia porgendo l’orecchio al minimo rumore, i principi sfilavano in mezzo ad un silenzio inquietante. Tutto ad un tratto si videro spaventati, aggruppandosi intorno al nuovo re sguainando le sciabole, dando degli ordini alle truppe. Non era nulla. Un semplice movimento della folla, che rimase misterioso. Quel giorno principi e ministri ebbero il sudore della paura.

Tuttavia Bresci era già in cella e ventimila cittadini sospetti erano stati arrestati su tutti i punti del territorio.

Quale sarà domani il nuovo gesto della folla italiana? Oserà essa pensare che la sentenza di Milano cancellerà il ricordo dei massacri di Sicilia, delle fucilate di Milano, della miseria di un popolo