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ma questo supplizio stesso può non soddisfare la ferocia degli aguzzini. È un sistema atroce.

Il direttore della prigione è il solo giudice della durata del supplizio.

Più feroci sono le pene e più sembra che non possano esserlo abbastanza. In questo caso il ministro dell’interno ha il diritto di domandare che siano aggravate. Fu ciò che accadde per Passanante. Si cercò, infatti, e si scoprì per suo uso una segreta nel bagno di Portoferraio, la quale era a due metri sotto il livello del mare. Non aveva un cervello solido, divenne pazzo ben presto; è sempre pazzo e sempre recluso. Da ventidue anni non avevano trovato una occasione per addolcire la sua pena e non era riuscito nel suo attentato contro il re!

Qual sorte attende il Bresci che lo ha ucciso?


Questo martirologio spaventevole, l’isolamento assoluto per dieci anni, incatenato contro il muro, terribile pena, inaudita tortura di cui ho parlato più sopra, tortura che ho sopportato per otto anni e mezzo a Portolongone, senza avere ucciso alcun re, e un supplizio che vi conduce infallibilmente all’imbecillità o alla tomba.

È la pena che colpisce il cervello, l’intelligenza, la virilità, tutto ciò che vi è di più nobile e grande nell’uomo.

Se la fibra del prigioniero resiste, lo affamano, gli impediscono di dormire; e allora è lo sfinimento fisico, seguito bentosto dallo sfinimento intellettuale, dall’anemia cerebrale, dalla follia.

Il povero Passanante non ha resistito che due anni, e poi lo ha sopraffatto la pazzia.

Acciarito pure è impazzito.

Se Umberto fosse stato il buon re di cui ora si parla, avrebbe potuto graziarlo dopo la follia.

No, dal bagno al manicomio, dalla cella del galeotto a quella del pazzo: è da ventidue anni che così agonizza Passanante, per aver fatto paura a re Umberto.

Sì, è vero: i vili sono crudeli.

Ma Passanante ha sopravissuto a Umberto.