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È quindi il rango della persona che costituisce il delitto. Ammirazione generale se è una regina; generale riprovazione se è un operaio.

Ecco la storia d’oggi, che non sarà certamente quella di domani.

Sì, un bravo alla regina di Portogallo, ma un bravissimo anche al forte Tessitore di Prato.


Vi è della gente che non sa più che cosa dire, nè che cosa scrivere e proporre, per mettersi in buona vista colla polizia e col nuovo re.

Vi è stato un professore, Alessandro Pessina, (il quale non ha nulla di comune col penalista di questo nome), che profittando di tutte le maledizioni verso il regicida, dal vile fratello di Bresci, a Saracco, ha proposto di ristabilire la pena di morte, cioè l’assassinio legale, il ritorno alla barbarie.

Questo professore feroce, sanguinario e barbaro deve conoscere le parole delle quali si servì Zanardelli quando presentò alla Camera il progetto del nuovo codice che aboliva la pena di morte. Eccole: Abbiamo abolito la pena di morte, è vero, ma abbiamo inventato delle pene che la faranno desiderare.

Ecco le pene inventate da questo legislatore feroce, che faranno, con ragione, desiderare la pena di morte, pubblicate dal Soir:


La pena di morte essendo abolita, il regicida è invariabilmente condannato ai lavori forzati, aggravati da dieci anni di segregazione cellulare. E la segregazione stessa comporta un aggravio di pena: la segreta. Ora la segreta non si merita; ma la si ha di diritto. Il condannato alla segregazione cellulare è immediatamente gettato, per apprendervi la rassegnazione, in un antro oscuro, largo meno di un metro e della lunghezza di due.

Una tavola leggermente inclinata, larga 5 centimetri, gli serve di letto; nelle prigioni meno terribili gode di un travicello per appoggiarvi il capo.

In quanto alla nutrizione si compone esclusivamente di pane ed acqua.