tutta smover la terra:
piover già non parea, parean superbi,
quasi sdegnando omai rive terrene,
correr per l’aria i fiumi.
Ed ora fu ch’i’ dissi: — Oimè, cad’egli
dal cielo in terra il mare? —
E, se vo’ dir il vero,
io non ardia stamane
d’uscir da la capanna:
temea l’orror dei tempestati campi,
temea di riveder qui svelti i fiori,
colà trite le biade,
quinci i rami sfrondati,
indi i tronchi abbattuti,
e d’ogn’ intorno sparsi
gl’ infelici trofei de le battaglie
che fa contra la terra il ciel guerriero:
là dove poi riveggio
infin degli arboscelli
culte le verdi chiome.
Fronda non è che, scossa dal suo ramo,
languisca appiè del tronco.
Ogni valle, ogni piaggia, ogni campagna,
carca più che mai fusse
veggio d’erbe e di fior lieta e ridente
dei favori del cielo insuperbire.
Oh meraviglie! addunque
fien l'ingiurie del cielo
favori de la terra?
le tempeste del ciel seme dei campi?
Mel.Siren, dagli usi eterni
senza prodigio mai non esce il cielo:
egli è 'l vero maestro
de le future cose;
i suoi lumi, i suoi giri han voce e parlano.
Se folgora, se tuona,