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che non han senso o pur appena han vita.
Mirate come il ciel finge la terra,
ne* be’ prati sereni
pingendo i vaghi suoi fiori stellati;
la terra imita il cielo,
ne’ prati di smeraldo
aprendo il sen de le fiorite stelle.
Imita i dolci baci
di labra innamorate
con bocca rugiadosa
il fior ch’or s’erge ed or s’inchina al rio;
ed imita i sospir d’un cor amante,
mentre ch’in tante lingue
su le frondose cime
alterna il volo suo l’aura vagante.
Voi pur su queste scene
ch’altro vedete mai, folli mortali,
che scherzi di fortuna
e i falsi colpi de G instabil mano,
dond’altro non traete
che chi finger non sa vive infelice,
scherno de l’altrui frodi?
Ma qual sent’io rimproverar mie lodi
lingua che mi saetta,
quasi io non sia de l’universo donna?
Ahi che pur troppo è vero
(mio mal grado il confesso)
ch’alma di vero amante
non sta soggetta al mio superbo impero;
sprezza le leggi mie
vero amor, vera fede,
né puٍ versar giammai lacrime finte
anima innamorata,
perché chiusa entro il vetro
di sue vive speranze
la pone Amor nel foco del desio,