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vigorir le forze. Il soggetto per se stesso è nobile e grazioso; mia cura sarà d’andarlo, quanto più per me si potrà, degna- mente secondando: vostra fatica sola sarà d’ascoltarmi. Degli altri due punti tratterem ne’ capi seguenti; in questo, che è della egualità di più amori, per maggior chiarezza distinta- mente vedremo, prima, se si posson dar due soggetti egual- mente amabili, come egualmente amabili pareano a Celia Aminta e Niso; secondo, se dati due soggetti egualmente amabili, possono esser egualmente amati, come egualmente amati erano da Celia Aminta e Niso: terzo ed ultimo, se dati due soggetti egualmente amati, possa la volontà a qua- lunque di loro appigliarsi, come parea che Celia non potesse né a Niso né ad Aminta determinarsi. I. Pruovasi che tra più soggetti non è possibile tanta EGUAGLIANZA, QUANTA NEI DUE PASTORI È PRESUPPOSTA. —¦ Or quanto al primo punto della eguale amabilità che si finge tra Aminta e Niso, par che né filosofi, né teologi, né medici, né astrologi sappian farsi a creder che fra più soggetti in qualunque forma possa trovarsi tanta eguaglianza, quanta ne’ duo pastori Celia riconosce. Tra’ filosofi, Aristotale, Averroè, Porfirio e tutti vogliono che ciascuno individuo debba avere accidenti singolari con altrui non comuni. Tra’ teologi il Me- dina, il Corrado ed altri dicono esser quasi impossibile il potersi offerire al senso od alla volontà più soggetti per ogni parte egualmente buoni. Tra’ medici Avicenna non vuole che due soggetti possano aver in tutto complessione eguale, onde Ali dice esser necessario che la sanità di Zesdi sia diversa dalla sanità di Zambrim. Tra li astrologi, Mercurio Ermete Sevenoch non vuole che né pur anche due estreme punte d’ago, due minutissimi granelli d’arena, quantunque insieme strettamente congiunti, abbian perٍ lo stesso zenit, né in conseguenza lo stesso aspetto del cielo. Onde poi Abraam non vuoi che la natività d’alcuno possa esser in tutto alla natività d’un altro somigliante, non quando anche fosser nati ad un corpo: che perٍ disse Lucano: