Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/115

          ATTO QUINTO III
          Vedi com’ il romor de la tua morte
          turba ninfe e pastori.
          Niso.(E si la luce
          di que’ begli occhi, o cieco,
          io vidi e non conobbi ?)
          Clori.O buon Narete,
          non conosci costui.
          Se la mia morte il turba,
          de la mia morte il turba
          diletto, e non pietade.
          Ei fu che mi die morte,
          e vien qui sol per vagheggiarne il colpo.
          Nar.A te costui la morte?
          Niso, non odi? e che vuoi dir costei?
          Niso.(Che fia, lasso, di me?
          potrٍ parlare? ed ella
          sosterrà le mie voci?)
          Nar.(Egli a me non risponde, ed io non odo
          ciٍ che fra sé gorgoglia.)
          Niso.(Or tu mi spira
          a si grand’uopo, Amor; tu mi concedi
          degne del mio dolor sembianze e voci.)
          O Filli, ahi Filli, oimè!
          Nar.Filli costei? o Clori?
          Niso.(Ahi, non posso! I sospiri
          annodan le parole.)
          Nar.(Ella fuor di se stessa
          non pon cura ad altrui). Tu dimmi, o Niso...
          Niso.O Filli, anima mia!
          Nar.(Anima mia?
          E’ si parla d’amore; or me n’avveggio.
          La mia voce v’è roca;
          meraviglia non è s’altri non m’ode.)
          Niso.Errai, misero, errai.
          Nar.(Ma sarٍ pur almeno
          di qualche meraviglia