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          IOO FILLI DI SCIRO
          or mia ragion intendi.
          S’ami pur Niso, o Celia...
          Niso.(E contra me si parla.)
          Amin.Ami Niso a ragione:
          merta Niso il tuo amor, Niso che seppe
          arder al tuo bel lume
          fin d’allor che, morendo,
          a) tuo bel lume apri le luci oscure.
          | Felice lui ! se vide tardi il sole,
          \non arse tardi al sole,
          jond’ei puٍ dirsi in Sciro
          inovello abitator, non tardo amante.
          Niso.(Ove cadrà costui? ove s’aggira?)
          Amin.Ma, lasso, in me che scorgi,
          ond’io pur del tuo amor degno ti sembri?
          Io d’ogni merto ignudo
          ardo bensí, ma quasi inutil tronco;
          ardo vii tronco, il quale
          tardi s’accende e tosto incenerisce.
          Io, che potei molti anni,
          mirando il tuo bel viso,
          senza fiamma mirarlo,
          degno non son che trovi
          tarda fiamma d’amor pronta pietade:
          degno non son che m’ami: e pur non cheggio
          che lasci, no, d’amarmi (omai cotanto
          non mi consente Amore); i’ cheggio solo
          che mi lasci morire. E la mia morte,
          oh fortunata morte!
          sarà la tua salute. Allor potrai
          amar Niso ed Aminta:
          e non sarai crudele,
          od amante infedele,
          perché amerai l’un vivo e l’altro estinto:
          l’un amerai godendo,
          l’altro amerai piangendo.