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orlando innamorato |
[St. 19-22] |
Con tal parole a la sinestra spalla
Mena Tranchera, il suo brando affilato;
La gran percossa al forte scudo calla,
E più de mezo lo giettò su il prato.[1]
Gionse nel fianco il brando che non falla,
E tutto il sbergo ha de il gallon tagliato;
Manda per terra a un tratto piastre e maglia,
Ma carne o pelle a quel ponto non taglia.
Stanno a veder quei quattro cavallieri
Che venner con Orlando in compagnia,
E mirando la zuffa e i colpi fieri,
E tutti insieme e ciascadun dicia
Che il mondo non avia duo tal guerreri
Di cotal forza e tanta vigoria.
Gli altri pagan, che guardan la tenzone,
Dicean: Non ce è vantaggio, per Macone!
Ciascun le botte de’ baron misura,
Chè ben iudica e’ colpi a cui non dole;
Ma quei duo cavallier senza paura
Facean de’ fatti, e non dicean parole.
E già durata è la battaglia dura
A l’ora sesta da il levar del sole,
Nè alcun di loro ancor si mostra stanco,
Ma ciascun di loro è più che pria franco.[2]
Sì come alla fucina in Mongibello
Fabrica troni il demonio Vulcano,
Folgore e foco batte col martello,
L’un colpo segue a l’altro a mano a mano;[3]
Cotal se odiva l’infernal flagello
Di quei duo brandi con romore altano,
Che sempre han sieco fiamme con tempesta;
L’un ferir suona a l’altro, e ancor non resta.[4]
- ↑ P. ne gettò.
- ↑ Ml. e Mr. lor; P. d’essi e più che prima.
- ↑ P. segue l’altro.
- ↑ P. suona, e l’altro ancor.