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orlando innamorato |
[St. 35-38] |
Re Carlo Magno con lungo parlare1
Fe’ la risposta a quella damigiella,
Per poter seco molto dimorare.
Mira parlando e mirando favella,
Nè cosa alcuna le puote negare,2
Ma ciascuna domanda li suggella,
Giurando de servarle in su le carte:
Lei coi giganti e col fratel si parte.3
Non era ancor della citade uscita,
Che Malagise prese il suo quaderno:
Per saper questa cosa ben compita
Quattro demonii trasse dello Inferno.
Oh quanto fu sua mente sbigotita!
Quanto turbosse, Iddio del celo eterno!4
Poi che cognobbe quasi alla scoperta
Re Carlo morto e sua corte deserta.
Però che quella che ha tanta beltade,
Era figliola del re Galifrone,5
Piena de inganni e de ogni falsitade,
E sapea tutte le incantazïone.
Era venuta alle nostre contrade,
Chè mandata l’avea quel mal vecchione
Col figliol suo, ch’avea nome Argalìa,
E non Uberto, come ella dicìa.6
Al giovenetto avea dato un destrieri
Negro quanto un carbon quando egli è spento,
Tanto nel corso veloce e leggieri,
Che già più volte avea passato il vento;7
Scudo, corazza ed elmo col cimieri,
E spada fatta per incantamento;
Ma sopra a tutto una lancia dorata,
D’alta ricchezza e pregio fabricata.
- ↑ MI. e Mr. longo.
- ↑ MI. e Mr. li pote.
- ↑ T. e Mr. col gigante. P. Ella e i g. col fr.
- ↑ MI., Mr. e P. del ciel.
- ↑ MI. Balaphrone. Mr. Galaphrone.
- ↑ Mr. come el ella.
- ↑ P. Che più volte passato aveva.