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102 orlando innamorato [St. 51-54]

        Io me ne vado; or chi farà mia scusa,
     Quando serò de codardia appellato?
     Chi non sta al paragon, sè stesso accusa:
     Più non son cavallier, ma riprovato.
     Or foss’io adesso il figliol de Lanfusa,
     E per lui nel suo loco impregionato!
     Per lui dovessi in tormento morire!
     Ch’io non ne sentirei mità martìre.

        Che se dirà di me nella gran corte,
     Quando serà sentito il fatto in Franza?
     Quanto Mongrana se dolerà forte
     Che il sangue suo commetta tal mancanza!
     Come triomfaranno in su le porte
     Gaino con tutta casa di Maganza!
     Ahimè! Già puote' dirli traditore:
     Parlar non posso più; son senza onore."

        Così diceva quel baron pregiato,
     Ed altro ancora nel suo lamentare;
     E ben tre volte fu deliberato
     Con la sua spada sè stesso passare;
     E ben tre volte, come disperato,
     Come era armato, gettarse nel mare:
     Sempre il timor de l’anima e lo inferno
     Li vetò far di sè quel mal governo.

        La nave tutta fiata via camina,
     E fuor del stretto è già trecento miglia!
     Non va il delfino per l’onda marina,
     Quanto va questo legno a meraviglia.
     A man sinistra la prora se inchina,
     Volto ha la poppa al vento di Sibiglia;
     Nè così stette volta, e in uno istante
     Tutta se è volta contra di levante.

1. Mr. che. — 30. P. Volta a. — 32. MI. e Mr. se volta incontra, P. si volta.