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l’Impero; e nulla erano stati per lei e travagli e sofferenze, pur di contentarlo. Ed eccoti che suo figliuolo, suo allievo, Imperatore fatto colle sue mani, e’ le tolse la vita dopo averlo tentato più volte; e non ci fu allora chi non dicesse che le stava benissimo, sol ch’e’ l’avesse avuta da altre mani che da quelle che l’ebbe. Chi più maneggevole, più semplice, o per dir meglio, più vero baccello di Claudio Imperatore? Chi fu più cotto di una donna, che egli di Messalina? All’ultimo e’ ne fece un regalo al boja. La semplicità riman sempre addosso a’ tiranni, s’e’ n’hanno tanta quanta ce ne vuole per non saper fare il bene; ma non so perchè alla fin de’ conti quel po’ d’ingegno che e’ possono avere e’ si desta in loro appunto quando e’ voglion esse: feroci anche verso coloro che gli stanno in casa. Quasi tutti sanno il motto di quel buon chiacchierino che, vedendo scoperto il bel collo della sua donna, amata perdutamente da lui, e senza la quale parea ch’e’ non potesse stare un minuto, glielo palpava dicendo queste amorose parole: “Eppure una mia sola parola, e questo bel collo sarebbe mozzo!„ E però il più de’ tiranni antichi erano ammazzati da’ loro mignoni, i quali, conosciuto l’umor della bestia, non poteano tanto aver fede nella volontà del tiranno, che più non diffidassero della sua possanza. Così Domiziano fu ucciso da Stefano, Commodo da una sua concubina, Antonino da Marico; e così quasi tutti gli altri. E questo viene che il tiranno non amava e non è mai amato. Il nome dell’amicizia è sacro, essa è santissima cosa, non passa mai se non tra galantuomini, non si acquista se non per ostinazione l’uno dell’altro, e non si mantiene solo per benefizj, ma per onestà di vita. Un amico si assicura