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volte del fuoco sul capo; e così mascherati facendo il ciarlatano, tanto era strana la cosa, che i sudditi ne prendevano qualche riverenza e ammirazione, dove a chi avesse avuto un po’ di cervello, o non fosse marcio di servitù, e’ mi pare che sarebbero serviti di spasso e di risate. E una pietà il sentir ricordare quanti amminicoli mettevano a lor pro gli antichi tiranni per fondare la tirannía; di quanti gingilli usavano ed efficacissimi, con quella plebaglia fatta proprio per loro, a cui non tendevano archetto che non vi restasse presa, e cui sempre hanno ingannato così agevolmente, che tanto meglio sempre l’han soggiogata quanto più la hanno canzonata.

Ma che dirò io d’un’altra bella favola che i popoli antichi prendevano per quattrini contanti? E’ tenevano per fede che il dito grosso d’un piede di Pirro re degli Epiroti facesse miracoli e guarisse le malattie di milza: e la rincararono ancora, dicendo che quel dito, bruciato ch’e’ fu il rimanente del corpo morto, s’era trovato fra la cenere che non pareva toccato dal fuoco. E così i popoli si sono sempre fatti da sè le menzogne, e se le son creduto essi stessi. Parecchi ne hanno scritto, ma in maniera che gli è un ridere a vedere com’hanno raccattato queste baggianate dalle chiacchiere delle città, o dai cicalamenti della plebe. Vespasiano fece miracoli quando tornava d’Assiria: e passando per Alessandria, nell’andare a Roma ad occupar l’impero, raddirizzò zoppi, illuminò ciechi, e un monte di altre belle cose, delle quali chi non vedeva il baco, era, o son io una bestia, più cieco di quelli ch’a’ sanava. Sapeva di strano agli stessi tiranni, che gli uomini potessero comportare un altr’uomo a far di essi mal governo; e però