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noi, son così minuti e sbucchievoli che non reggono al minimo cozzo della educazione contraria: nè tanto è agevole il conservargli quanto è facile che essi intristiscano, si disfacciano, e vengano al niente, tale quale come i frutti, che hanno veramente qualche loro singolar proprietà, i quali la conservano se si lasciano venire su da sè; ma tosto l’abbandonano per produrre altri frutti non loro, secondo com’e’ s’innestano. Ciascuna erba ha sue proprietà naturali ed a lei peculiari; ma tuttavia il diaccio, il tempo, le cisoje o la mano del giardiniere, temperano, e scemano assai la loro virtù. La pianta veduta in un dato luogo, in un altro si riconosce a fatica. Chi vedesse quel pugno di gente dei Veneziani vivere vita così libera che il più meschino di loro non piglierebbe d’esser re; e tutti nati e creati in modo che non d’altro sono ambiziosi che di fare l’uno miglior prova dell’altro nel conservare gelosamente la loro libertà; e che, avvezzati in questa maniera fin dalla culla, non darebbero un’oncia della loro franchezza per tutte le altre felicità della terra: chi vedesse, diceva, questa gente; e poi, uscendo di là, andasse nelle terre di colui che noi chiamiamo il Gran Signore, e vedesse quella gente, che non possono nascere se non per servirlo, e che per mantenerlo danno la vita; penserebbe egli mai che gli uni e gli altri fossero della natura medesima, o piuttosto non crederebbe d’essere uscito da una città d’uomini, ed essere entrato in un parco di animali? Licurgo, incivilitore di Sparta, si dice che rilevasse due cani, tutti e due fratelli, e allattati dalla medesima cagna; che l’uno tenesse a ingrassare per la cucina, l’altro avvezzasse pe’ campi al suono della tromba e del cornetto; e che, volendo far vedere agli Spartani,