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Ora il mio Duce alle latine aggiunga L’eoe ricchezze. E voi, Cesare, e Marte, Entrambo Padri soccorrete il Figlio,

Che in difesa di Roma espon sua vita; Come giàMarte^or tu, Cesar, sei nume. (a3) Ecco l’augurio mio -; tu vincerai;

Sciorrò co’ carmi allora il voto; degoo» Tu allor fatto sarai d’alto poema.

Porrai le squadre in ordinanza, e all’armi Co’ versi miei l’esorterai: tenaci Di me nel tuo pensiero i detti imprimi.

Il petto forte de’ Romani, il tergo ( 24 )

Io canterò de’ Parti, e l’inimico Telo, che vibran dal cavallo in fuga. Mentre tu fuggi, o Parto, e cosa al vinto. Onde sia vincitor, tu lasci? Il tuo Marte recò finora infausto augurio.

Dunque quel dì verrà, Cesare, in cui Tu di natura la più amabil opra Di lucid’oro adorno andrai tirato Da quattro candidissimi cavalli?

Or mal sicuri nella fuga i Regi Partici andranno innanzi, il collo carco Di, pesante catena. Insiem confusi Giovani lieti e tenere Donzelle,

D’un’insolita gioja il cor ripieno,

Mireran lo spettacolo gradito.,

Se una di quelle a te richiegga i nomi Di que’ Re, di que’ monti, dr que* fiumi,

(a 3 ) Fu Cesare Augusto ascritto in vita fra i Dei, ed ebbe perciò onori divini.

(24) Avevano i Parti in ’ costume di guerreggiar fuggendo, ed anzi si rendevano formidabili, mentre ìibravan le lor saette, da Uff, cavalle rivolte in fuga.

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