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sua umiltá, non perché egli di tutto cuore ai pubblici magistrati anteponesse la vita privata, la quiete a’ negozi, la povertá alle ricchezze: ma perché Sua Maestá in lui non avea trovati quei meriti, che avea conosciuti in Diogene. Di maniera tale che, con l’animo tanto commosso e alterato dalla violenza dell’ambizione, non gli dava il cuore, con speranza di far frutto, di predicar le lodi eccellentissime dell’umiltá, del disprezzo delle ricchezze, e della vanitá delle grandezze mondane; non essendo possibile che si trovi uomo alcuno di cosí efficace eloquenza, che sia sufficiente a persuader altrui quella sorte di vita, che gli ascoltanti conoscono essere abborrita da chi la predica.