Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
46 | LA TESEIDE |
110
Chi ’l nostro popolo uccide e discaccia
Delle sue terre, a noi fa villania:
Però se adoperiam le nostre braccia
In far vendetta, grande onor ci fia;
Nè viltà nulla i nostri cuori impaccia
Se sottoterra cerchiam di far via
Per lo tuo orgoglio volere abbassare,
Ma facciam quel che buon guerrier dee fare.
111
Cioè prendere vantaggio, acciocchè i suoi
Più salvi sieno, e vincasi il nimico;
E tosto ci vedrai ne’ cerchi tuoi
Della città, nè mica come amico,
Se non t’arrendi tostamente a noi,
Uccidendo e tagliando: ond’io ti dico
Che ’l mio comando facci, ed avrai pace;
Chè in altra maniera non mi piace.
112
E poi ch’egli ebbe scritte e suggellate
Le lettere, donolle alle donzelle,
Le quali avanti avea molto onorate:
Ed a caval salito poi con quelle,
E tutte le sue forze a lor mostrate,
E similmente alle cave con elle
Entrò, e fece lor chiaro vedere
Le mura puntellate per cadere.