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LIBRO OTTAVO | 293 |
98
Deh quanto mal per me mi diè natura
Questa bellezza, di cui pregio fia
Orribile battaglia, rea e dura,
Che qui si fa sol per la faccia mia;
La quale avanti ch’ella fosse, oscura
Istata sempre volentier vorria,
Che tanto sangue per lei si versasse,
Quanto qui veggio nelle parti basse.
99
Oimè Amore! con che agurio omai
In camera di qualunque costoro
Entrerò io, se non d’eterni guai?
L’anime dolorose di coloro,
Che a torto per me muoion, non fien mai
Senza disio di mio dolore e ploro,
E sempre attente mi spaventeranno,
E faran festa di ciascun mio danno.
100
O quante madri, padri, amici e frati,
Figliuoli ed altri me maladicendo
Davanti all’are staranno turbati,
Da’ loro Iddii i miei danni chiedendo!
E fien da lor con diletto ascoltati
Se gli averanno, e dell’altro piangendo
Essi gl’iddii infesteranno forte,
Che dannata sarò a crudel morte.