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LIBRO OTTAVO | 287 |
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E quale Anteo quando molto affannato
Era da Ercol con cui combattea,
Come alla Terra sua madre accostato
S’era, tutte le forze riprendea;
Cotal Arcita molto fatigato,
Mirando Emilia, forte si facea:
E vie più fiero ritornò a fedire
Che prima, sì e’ lo spronò il desire.
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Esso ferì tra la gente più folta,
E colla spada si fece far via;
E questo qua, e quello là rivolta,
Costui abbatte, e quell’altro ferìa:
E combattendo dimostra la molta
Prodezza che Amor nel cor gli cria:
E’ non ne giva nullo rispiarmando
Ma come folgor tutti spaventando.
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Egli abbattè Aschiro, e Piragnone,
E dopo loro il ferigno Cefeo,
E Letalo e Cheron di Pleurone,
E ’l gran cavalcatore Eurimeteo,
E Filon poi nipote a Palemone
A cui doglia di morte sentir feo,
Tal colla spada in sul capo gli diede,
Che per morto sel fe’ cadere a’ piede.