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264 | LA TESEIDE |
11
Ma Palemon sopra Asopo gridava,
E con tal voce i suoi a sè raccolse,
E di bene operar gli confortava:
Poi ver gli avversi la testa rivolse
Del suo cavallo, e la spada vibrava
In ver di cui il buon Arcita volse,
Avendo lui appena conosciuto,
Per lo gran polverio che v’era suto.
12
E con gli sproni urtato il gran destriere,
Li corse addosso colla spada in mano,
E que’ ver lui come pro’ cavaliere,
Corse feroce, e certo non in vano;
Ma tal de’ petti in mezzo delle schiere
Si riferiro e de’ corpi, ch’al piano,
Insieme co’ cavai che rincularo,
Amendue caddon senza alcun riparo.
13
Cremisso quivi in Elicona nato
E Parmeron che l’onde d’Ismeneo
Tutte sapeva, e con lor Polimato,
Questo veggendo, incontro di Fegeo
D’Antedon sceson ch’era dismontato,
E con lui Teumesso e Alfelibeo,
Per lo lor Palemon volere atare,
E se potessono Arcita pigliare.