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SOPRA DANTE 255

tia con la quale l’ancora è legata, legano alla nave, e così la nave è ritenuta da poter discorrere in terra. Ora avvien talvolta, che non trovando l’ancora fondo da potersi aggrappare, e il vento movendo la nave, questa ancora seguendola, ara il fondo tanto, che per ventura ella trova o scoglio o altro dove ella s’appiglia; e quando questo avviene, volendosi con lor legno partire i naviganti, non è molto agevole a riaver l’ancora, come sarebbe se semplicemente nella rena o nella terra del fondo del mare fitta si fosse: conviene adunque che alcuno insino laggiù discenda, e sviluppila da’ luoghi ove è avviluppata, e acciò che su tirar si possa; i quali poi in su ritornando, fanno l’atto il quale qui l’autor dice che faceva questa fiera, su venendo alla sommità del fiume per lo segno fatto da Virgilio; e l’atto di questo cotale dice che è, Che ’n su si stende, con le braccia, dalla spessezza dell’acqua aiutato a ritirarsi in su, quel facendo, e da piè si rattrappa, cioè dalle parti del corpo inferiori, le quali si raccolgono in su, e raccolte fierono la spessezza dell’acqua, e quella gli presta aiuto a sospignerlo in alto.

L’allegorie le quali in questo canto sono, cioè il supplicio di quelle anime dannate con le quali l’autor mostra che lungamente parlasse, è una medesima cosa con quella, la quale è nel canto XV, precedente a questo, e ancora con quella che è nel XIV, delle quali perciocchè d’una medesima qualità sono con quella che ancora è a recitare, e che è nel canto seguente, come altra volta di sopra è detto, si riserva a dimostrare dove appresso della