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SOPRA DANTE 277

dettero e insegnarono: e per quello che appaia in un libretto il quale S. Agostino scrive degli eresiarci, e delle qualità de’ loro errori, mostra che infìno a’ tempi suoi ne fossero novantaquattro, cioè principi d’eresie, i quali tutti diversamente l’uno dall’altro errarono, ed ebbero uditori e fautori della loro eresia: tra’ quali egli annovera Simon Mago, Macedonio, Manicheo, Arrio, Nestoriano, Celestino e altri assai, i quali l’autore qui dice esser puniti. E mostra ancora l’autor sentire esser con questi che dopo la resurrezion di Cristo furono, essere certi filosofi gentili, comechè di quegli non nomini che Epicuro solo; e dice non solamente costoro quivi esser puniti, ma esservi, Co’ lor seguaci, ed esservi, d’ogni setta, d’eretici: e chiamate sette, il qual nome viene da seco secas, il qual vuol dire dividere perciocchè essi primieramente son divisi dalla cattolica fede, e poi son divisi infra sè, siccome coloro i quali niuno crede quello che l’altro; e poi segue, e molto

Più che non credi son le tombe carche,

cioè piene; perciocchè stati ne sono di quegli che hanno avuto grandissimo seguito, e tra gli altri Arrio, il cui errore tenne molti imperadori, e altri principi e popoli, in tanto che quasi non eran più cristiani cattolici che fossero gli Arriani, e durò molto tempo questa perfidia.

Simile qui con simile è sepolto:

e così pare che i seguaci sieno in una medesima arca col principe loro; E’ monimenti, cioè le sepolture, le quali per molti nomi chiamate sono, e averne alcuna volta fatta menzione, in ammaestramento di