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352 COMENTO DEL BOCCACCI

sette arti liberali: e non per quelle sette arti, le quali molti intendono esser quelle, con le quali i demoni ingannano gli sciocchi. E chiamansi liberali, perciocchè in esse non osava, al tempo che i Romani signoreggiavano il mondo, istudiare altro che i liberi uomini: o vogliam dire, che liberali si chiamano, perciocchè elle rendono liberi molti uomini da molti e varii dubbii, ne’ quali senza esse intrigati sarebbono. E di queste arti ottimi dimostratori furono i predetti poeti, se con intera mente si riguarderanno i libri loro, ne’ quali quantunque esplicitamente le regole spettanti a dover dare la dottrina di quelle peravventura non vi si trovino, e vi si trovano le conclusioni vere, e gli effetti certi delle regole, per le quali si solvono i dubbii, li quali intorno alle regole posson cadere; è nondimeno da sapere, non esser di necessità a colui che odierno filosofo vuol divenire, sapere perfettamente ciascuna delle liberali arti. Saperne alcuna perfettamente, è del tutto opportuno: siccome al filosofo la gramatica e la dialettica: al poeta e l’oratore, la gramatica e la rettorica: poi sapere dell’altre i principii, e sapergli bene, è assai a ciascuno. Entrò adunque l’autore per gli effetti delle liberali arti con questi cinque dottori, co’ quali si dee intendere ciascun altro entrare, il quale degno si fa per suo studio, imitando i valenti uomini, nel prato della verzicante fama della filosofia. Dove da questi medesimi, cioè da’ valenti uomini, e massimamente da’ poeti, gli son dimostrati coloro che per le filosofiche operazioni meritarono la fama, la quale ancora è verde. E dissi