Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/360

340 COMENTO DEL BOCCACCI

conoscere Iddio non si son curati, nè l’hanno amato ed onorato secondo i suoi medesimi comandamenti, sarà nell’estremo giudizio detto da Cristo: Non novi vos, discedite a me operarli iniquitatis. La qual cosa1 acciocchè avvenir non possa, con ogni studio, con ogni vigilanza si dee cercare di conoscere Iddio, e credere che chi questo non fa, non potrà per ignoranza in alcuna maniera scusarsi. Ma nondimeno io non credo che ogni ignoranza egualmente sia riprensibile: e dico ogni ignoranza; perciocchè questi signori giuristi e canonisti distinguono, e ottimamente al mio parere, tra ignoranza e ignoranza, chiamandone alcuna ignoranza Facti, ed alcuna altra ignoranza Juris. E vogliono che ignoranza Facti sia quella d’alcuna cosa, la quale verisimilmente non debba essere pervenuta alla notizia degli uomini: verbi gratia, il papa col collegio de’ suoi fratelli cardinali segretamente avranno per legge fermato, che sotto pena di scomunicazione alcun cristiano per alcuna cagione non vada nè mandi in alcuna terra d’alcuno infedele; e stante questa legge ancor secreta, questo o quel mercatante v’andranno o vi manderanno; direm noi che per questa ignoranza, che è ignoranza Facti, questo cotale sia escomunicato? certo nò; che ciò sarebbe manifestamente fuor d’ogni ragione, perciocchè gli uomini non sanno indovinare. Adunque è questa ignoranza escusabile; perciocchè noi non possiamo sapere quello che il papa s’abbia fatto, nè prima dobbiamo il suo secreto voler sapere, che esso

  1. Per la qual cosa.