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SOPRA DANTE 309

bella casa, la quale era ornatissima di dipinture, e d’oro, e d’altre care cose, e non che le mura e’ palchi, ma eziandio il pavimento di quella; volendo Diogene sputare, s’accostò a colui che menato l’aveva, e sputógli nel viso: perchè quegli che presenti erano dissero: perchè hai tu fatto cosi, Diogene? A’ quali Diogene prestamente rispose: perciocchè io non vedeva in questa casa parte alcuna così vile, come quella nella quale sputato ho. Oltre a ciò, secondochè Seneca racconta nel III. libro dell’Ira, avvenne che leggendo Diogene del vizio dell’Ira, un giovane gli sputò nel viso. Di che Diogene prudentemente e con pazienza portando l’ingiuria, niuna altra cosa disse, se non: io non m’adiro, ma io dubito se sarà bisogno o nò d’adirarsi. Di che questo medesimo, tiratosi in bocca uno sputo ben grosso, nel mezzo della fronte da capo gliele sputò: il quale sputo, poichè Diogene ebbe forbito, disse: per certo coloro che dicono che tu non hai bocca, sono fieramente ingannati. Fu, secondochè A. Gellio scrive in un libro Noctium Atticarum, Diogene una volta preso: e volendolo colui che preso l’aveva vendere, venne un per comperarlo: e dimandollo di che cosa sapeva servire. Al quale Diogene rispose: io so comandare agli uomini liberi. E acciocchè noi trapassiamo da queste laudevoli sue opere al fine della vita sua, secondochè scrive Tullio nel I. libro delle Quistioni Tusculane, essendo Diogene infermo di quella infermità della quale si morì, fu domandato da alcuno de’ discepoli suoi, quello che voleva si facesse, poichè egli fosse morto, del corpo suo. Subitamente rispose: git-