si può comprendere, essere stata dimostrata la dolcezza della sua futura eloquenza. Fu costui nominato Plato, secondochè Aristotile afferma, dalla ampiezza del petto suo. Esso poichè più anni ebbe udito Socrate, secondochè Agostino racconta nel IV. della Città di Dio, navicò in Egitto, e quivi apprese ciò che per gli Egiziaci si poteva mostrare. E quindi tirato dalla fama della dottrina pittagorica, venutosene in Italia, da quelli dottori, li quali allora in essa fiorivano, assai agevolmente apprese ciò che per loro si tenea. Della sua scienza fu fatta, e ancora, maravigliosa stima, quasi da tutti quegli che a’ tempi ch’ e’ Romani erano nel colmo del lor principato eran famosi uomini: e ancora ne la fanno i cattolici filosofi, affermando in molte cose la sua dottrina esser conforme alla verità cristiana. Fu oltre a ciò in costumi splendido, e nel cibo temperatissimo. Fu oltremodo dalla concupiscenza della carne stimolato, intantochè per poterla alquanto domare, e vita solitaria desiderando, potendo in altre parti assai eleggere la sua solitudine, alcuna altra non ne volle che una villetta, chiamata Accademia, la qual non solamente rimota era da ogni umano consorzio, ma ella era per pessimo aere pestilente: e questa ad ogn’altra prepose, estimando la sua infezione dovere poter porre modo a domare la libidine sua. Quivi di ricchezze nè d’umana pompa curandosi, visse infino nell’età di anni ottantuno secondochè scrive Seneca a Lucillo nella sessantunesima epistola: avendo molti libri scritti, e scrivendo continuamente si morì, lasciati appresso di sè molti d’suoi uditori solennis-