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SOPRA DANTE 291

lui dirizzatosi con la lancia e col cavallo, avvenne che con tanto odio delle punte delle lance si ferirono, che amenduni morti caddero del cavallo. E poi avendo i Romani avuta vittoria de’ nemici, con grandissimo pianto ne recarono in Roma il corpo di Bruto: laddove egli da tutte le donne di Roma, siccome padre, e recuperatore della loro libertà, e vendicatore e guardatore della loro pudicizia, fu amarissimamente pianto: e poi secondo l’uso di que’ tempi onorevolmente fu seppellito. Lucrezia, di questa donna è narrata la storia. Marzia.

Marzia non so di che famiglia romana si fosse, nè alcune storie sono, le quali io abbia vedute, che guari menzione faccian di lei; par nondimeno per antica fama tenersi, lei essere stata onesta e venerabile donna: e per tutti si tiene, e Lucano ancora il testimonia, lei essere stata moglie, non una sola volta, ma due di Catone Uticense: il quale avendola la prima volta menata a casa, generò in lei tre figliuoli: poi dispostosi del tutto di volere nel futuro servar vita celibe, e fuggire ogni congiugnimento di femmina, secondochè alcuni dicono, gliele disse: e oltre a ciò immaginando, non dovere per l’età essere a lei questa astinenza possibile, la licenziò di potersi maritare, se a grado le fosse, ad un altro uomo, per la qual cosa essa si rimaritò ad Ortensio: a quale non so, che più ne furono; e di lui concepette alcuni figliuoli. Poi essendosi morto Ortensio, e sopravvenuto il tempo delle guerre cittadine tra Cesare e Pompeo, una mattina in su l’aurora, picchiò all’uscio di Catone, ed entrata da lui, il pregò che gli piacesse