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SOPRA DANTE 285

vio, Virgilio aver dello di lui, cioè di Latino, Solis avi specimen; perciocchè Circe fu figliuola del Sole. Ma dice il detto Servio (perciocchè la ragione de’ tempi non procede, perciocchè Latino era già vecchio quando Ulisse ebbe la dimestichezza di Circe) essere da prendere quello che Igino dice, cioè essere stati più Latini. Oltre a questo, così come del padre di Latino sono opinioni varie, così similmente sono gli antichi scrittori scordanti della madre; perciocchè Servio dice, Marica essere dea del lito de’ Minturnesi, allato al fiume chiamato Liro; laonde Orazio dice:

Et innantem Maricae
Littoribus tenuisse Lirim:

e però se noi vorrem dir, Marica essere stata moglie di Fauno, non procederà; perciocchè gl’ iddii locali, secondo l’erronea opinione degli antichi, non trapassano ad altre regioni. Alcuni dicono, Marica esser Venere, perciocchè ella ebbe un tempio allato alla Marica, nel quale era scritto Pontina Venere. Ma di costei anche si può dire quello che di sopra dicemmo di Latino, potere essere state più Marihe. Ma di cui che egli si fosse figliuolo, egli fu re de’ Laurenti, ne’ tempi che Troia fu disfatta: ed ebbe per moglie Amata, sirocchia di Dauno re d’Ardea, e zia di Turno, siccome per Virgilio appare. Ma Varrone, in quel libro il quale egli scrive de origine linguae latinae, dice che Pallanzia, figliuola d’Evandro re, fu sua moglie. Costui, secondochè vogliono alcuni, ricevette Enea fuggito da Troia; ed avendo avuto un responso da quelli loro iddii, che egli ad un forestiere, del quale doveva mirabile succession nascere, desse