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SOPRA DANTE | 241 |
ragionasse: Ma passavam, andando, la selva tuttavia. E appresso questo dichiara sè medesimo, qual selva voglia dire dicendo:
La selva dico, di spiriti spessi:
volendo in questo dare ad intendere, quello luogo essere così spesso di spiriti, come le selve sono d’alberi.
Non era lunga ancor la nostra via,
cioè non c’eravam molto dilungati, Di qua dal sonno, il quale nel principio di questo canto mostra li fosse rotto. Alcuna lettera ha, Di qua dal suono: ed allora si dee intendere questo suono, per quello che fece il tuono il quale il destò. Ed alcuna lettera ha, Di qua dal tuono, il quale di sopra dice che il destò: e ciascuna di queste lettere è buona; perciocchè per alcuna di esse non si muta, nè vizia la sentenza dell’autore: quando io vidi un fuoco, un lume, Che Emisperio. Emisperio è la mezza parte d’una spera, cioè d’un corpo ritondo come è una palla, del quale alcun lume, quantunque grande sia, non può più vedere 1 della metà: Di tenebre vincia, Qui non vuole altro dir 1’autore, se non che quel fuoco, ovver lume, vinceva le tenebre, alluminandole della mezza parte di quello luogo ritondo: a dimostrare che questo lume non toccava quelle altre due maniere di genti, delle quali di sopra ha detto; perciocchè non furon tali, che per gran cose conosciuti fossero. Di lungi v’eravamo, da questo lume, ancora un poco; Ma non sì, n’eravamo lon-
- ↑ Manca nel MS. della metà:
com. di dante T. I. | 16 |