Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
SOPRA DANTE | 229 |
quarantotto anni; perciocchè tanti anni erano passati dopo la morte di Virgilio, infino alla passion di Cristo, nel qual tempo quello avvenne che esso dee dire, cioè, Quando ci vidi venire, in questo luogo, un possente, cioè Cristo, il quale Virgilio non nomina perciocchè nol conobbe. E meritamente dice possente, perciocchè egli per propria potenza aveva quel potuto fare che alcuno altro non potè mai; cioè vincere la morte e risuscitare; avea vinta la potenza del diavolo, oppostasi alla sua entrata in quel luogo: ed era questo possente,
Con segno di vittoria incoronato.
Non mi ricorda d’avere nè udito nè letto, che segno di vittoria Cristo si portasse al Limbo, altro che lo splendore della sua divinità, il quale fu tanto, che il luogo di sua natura oscurissimo egli riempiè tutto di luce: donde si scrive, che habitantibus in umbra mortis, lux orta est eis.
Trasseci l’ombra del primo parente,
cioè d’Adamo. Adamo fu, siccome noi leggiamo nel principio quasi del Genesi, il primo uomo il sesto dì creato da Dio, e fu creato del limo della terra in quella parte del mondo, secondochè tengono i santi, che poi chiamata fu il campo Damasceno. Ed essendo da Dio la statura sua fatta di terra, gli soffiò nel viso, e in quel soffiare mise nel petto suo l’anima dotata di libero arbitrio e di ragione, per la quale egli, il quale ancora era immobile ed insensibile, divenne sensibile e mobile per sè medesimo: e secondochè i santi credono, egli fu creato in età perfetta, la quale tengono esser quella nella quale Cristo morì