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SOPRA DANTE 225

risponde Virgilio ad una questione, la quale esso medesimo muove, dicendo: E se pur fur, costoro de’ quali noi parliamo, dinanzi al Cristianesmo, cioè avanti che Cristo per le sue opere e per li suoi ammaestramenti introducesse questa fede, e mostrasse il battesimo essere necessario a volere avere vita eterna; perciò son perduti, perchè

Non adorar debitamente Iddio:

e in tanto non l’adorarono debitamente, in quanto non dirittamente sentivano di Dio, cioè lui essere una deità in tre persone, lui dover venire a prender carne per la nostra redenzione: non sentirono de’ comandamenti dati da lui al popolo suo, ne’ quali, bene intesi, stava la salute di coloro, li quali avanti alla sua incarnazione furono suoi buoni e fedeli servidori; ma adoravano Iddio secondo loro riti, del tutto deformi al modo nel quale Iddio volea essere adorato e onorato: E di questi cotai, cioè che dinanzi al cristianesimo furono, son’io medesmo: perciocchè Virgilio, siccome in libro temporum d’Eusebio si comprende, avanti la predicazione di Cristo, e il battesimo da lui introdotto, morì nel torno di quarantacinque anni; nè della venuta di Cristo nella Vergine, per quello che comprender si possa, sentì alcuna cosa: comechè santo Augustino in un sermone della natività di Cristo, scriva lui avere la venuta di Cristo profetata ne’ versi scritti nella quarta Egloga della sua Buccolica, dove dice:

Ultima Cumaei venit jam carminis aetas:
Magnus ab integro seclorum nascitur ordo.

com di dante T. I. 15