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SOPRA DANTE | 221 |
no a torre il vivido colore, o per paura, o per compassione. E qui, come appresso si dirà, Virgilio discendendo giù, impalidì per compassione: Io sarò primo, cioè andrò avanti, e tu sarai secondo, cioè mi seguirai, volendo per questo ordine dell’andare renderlo più sicuro, in quanto colui che va davanti trova prima ogni ostacolo, il quale l’andare impedisse, e quello rimuove, se egli è buono e valoroso duca. Ed io, che del color, palido di Virgilio, mi fui accorto, riguardandolo nel viso; Dissi, come verrò, io appresso, se tu, che vai avanti, e ha’mi fatto vedere di menarmi salvamente, paventi, cioè hai paura,
Che suogli al mio dubbiare esser conforto?
Siccome nel primo canto appare, dove tu mi levasti dinanzi a quella lupa; e nel secondo canto, dove tu dell’animo cacciasti la viltà sapravvenuta. Ed egli, cioè Virgilio, a me, disse: l’angoscia delle genti, onorevoli e di alta fama, Che son quaggiù, in questo primo cerchio dell’inferno, nel viso mi dipigne, cioè colora, Quella pietà, cioè compassione, che tu per tema, cioè per paura, senti, cioè estimi che sia per paura. Altri vogliono che il senso di questa lettera sia questo. Perciocchè tu senti te pauroso, tu estimi da questo mio colore che io similmente abbia paura: ma non è così, io son pallido per compassione, ec. La prima esposizione mi piace più. Andiam, confortalo ad andare, e dimostragli la cagione dicendo, che la via lunga ne sospigne, a dovere andare. Così si mise, procedendo, e così mi fe’ entrare, seguendolo io, Nel primo cinghio, cioè