Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
66 | il filocolo |
di gran disio. E ancora piú manifesto segnale n’appare, il quale voi assai tosto potrete provare, che niuna cosa è che l’uno senza l’altro voglia fare, né li possjamo in alcuna maniera partire, e hanno del tutto il loro studio abbandonato: anzi, sí tosto come noi della loro presenza siamo partiti, incontanente chiusi i libri intendono a riguardarsi; e di ciò, come dell’altre cose, gravemente piú volte ripresi li abbiamo, credendo poterli di ciò ritrarre: ma poco giovò la nostra riprensione. E però, acciò che noi per ben servire mal guiderdone non riceviamo, e acciò che subito rimedio ci sia da voi posto, v’abbiamo voluto questo palesare. Voi, sí come savio, anzi che piú s’accenda il foco, provvidamente pensate di stutarlo, ché in quanto a noi il nostro potere ci abbiamo adoperato.»
Niente piacquero al re l’ascoltate parole; ma celando il suo dolore con falso riso, rispose: «Non cessi però il vostro uficio con riprensione castigarli, e con ispaventevoli minacce impaurirli. Essi ancora per la giovane etá sono da potere essere ritratti da ciò che l’uomo vuole; e io, quando per voi dall’incominciata follia rimaner non si volessero, prenderò in questo mezzo altro compenso, acciò che il vostro onore per vile cagione non diventi minore». E detto questo, con l’animo turbato si partí da loro, ed entrossene in una camera; e quivi cacciando da sé ogni compagnia, solo a sedere si pose, e, con la mano alla mascella, cominciò a pensare e a rivolgersi per la mente quanti e quali accidenti pericolosi potevano avvenire del nuovo innamoramento; e di cotale infortunio tra se medesimo incominciò a dolersi. E mentre in tal pensiero il re dimorava occupato, la reina, passando per quella camera, sopravvenendo il vide, e con non poca maraviglia, fermata nel suo cospetto, gli disse: «O valoroso signore, quale accidente o qual pensiero occupa sí l’animo vostro, che io, pensando, nell’aspetto vi veggo turbato? Non vi spiaccia che io il sappia, perciò che niuna felicitá o avversitá ancora dovete senza me sostenere: se voi lo mi dite, forse che consiglio o conforto vi porgerò». Rispose il re allora con voce mescolata di sospiri, e disse: «E’ mi piace bene che a voi non sia la mia